Xylella fastidiosa: il batterio parassita dell’olivo

La storia recente dell’agricoltura è ricca di catastrofi dovute alla insorgenza o sviluppo di nuovi patogeni o parassiti, talora limitate a continenti come è capitato per la patata in Europa, per il caffè nel Sud Est Asiatico, il pero e gli agrumi in America, o estese a livello globale come per la vite.

La vite, fino alla metà del XIX secolo, era una coltivazione priva di veri parassiti vegetali o animali in grado di annullare le produzioni o distruggere le piantagioni; con gli scambi di materiale di studio, sono stati introdotti nuovi patogeni verso i quali la Vitis vinifera non aveva nessuna difesa, che, progredendo lentamente ma inesorabilmente dalla seconda metà del 1800, hanno rischiato di far estinguere la specie.

In olivo, il nuovo patogeno si chiama Xylella fastidiosa, batteriosi che invade i tessuti legnosi e provoca il deperimento e il disseccamento delle parti delle piante attaccate.

Poiché nessun mezzo di lotta è stato sin ora individuato, si tenta di limitarne la diffusione.

Introdotta pochi anni fa nel Leccese, ha trovato una varietà estremamente suscettibile al suo attacco, la cultivar Cellina di Nardò, presente sul territorio con milioni di piante secolari, in molti casi anche poco curate e si è diffusa fulmineamente, tra le incertezze dei tecnici e dell’opinione pubblica, combattuti tra il salvaguardare un patrimonio di piante secolari dall’espianto, o salvaguardare l’intera olivicoltura tradizionale dalla contaminazione.

Come si combatte la Xylella fastidiosa

Attualmente si tenta di ostacolarne la diffusione tramite la creazione di una barriera fitosanitaria in grado di contenere all’interno di determinati areali l’infestazione, e vietando l’uscita di materiale vegetale (parti di pianta) dalle zone colpite; di fronte a questa malattia, che per ora non ha trovato varietà sicuramente resistenti, la comunità olivicola internazionale guarda con estrema attenzione e preoccupazione ai risultati dei tentativi di contrastarla, poiché la Xylella non minaccia solo l’olivo, ma altre componenti della macchia Mediterranea, con il serio problema di compromettere l’ecosistema e l’intero paesaggio del territorio.